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Minestrone di Bastianina alla genovese

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L’odore già si avvertiva, dal fondo delle scale, annunciando che la mamma aveva cucinato quel piatto familiare e tanto saporito.

Ai bambini non piacciono davvero le verdure… Eppure… l’odore fresco del basilico e dell’aglio pestati insieme nel mortaio di marmo, portato in dote da Marciana, con pecorino e un pizzico d’amore, era veramente allettante per loro. E cosi era promosso da tutta la famiglia il minestrone di verdure con fagioli borlotti freschi.

La bambina lo voleva sapere cosa c’era dentro… E tuffava  quel suo nasino curioso nella pentola dove vedeva galleggiare, alla rinfusa: carote, zucchine, patate, sedani, pezzetti di bietole e i famosi borlotti freschi sgranati, con i colori della primavera.

E poi, il bollore forte mandava su un fumo gradevolissimo, quello del pesto alla genovese, inaspettatamente messo lì, nel minestrone marcianese, per arricchirne il gusto.

Bastianina lo faceva alla moda , appunto, dei “genovesi” che arrivavano dal continente a comprare il vino che nonno Giovannantonio, sensale della Cala, portava, a dorso di mulo, sul molo della Marina, per imbarcarlo a bordo dei leudi. Panciuti, con le vele ammainate, ondeggiavano promettendo altri approdi.

Nonno era ospitale, come lo sapeva essere la gente a quel tempo, con l’accoglienza semplice e genuina dei contadini, dividendo quel che passava la tavola, o l’orto, o la vigna. Ma per far sentire a casa quei soci d’affari, che erano anche amici, metteva nel minestrone toscano i profumi della Liguria.

È si, quello è rimasto anche l’odore di casa mia, nei miei ricordi di bambina, vivo ancora oggi.

Ricetta del minestrone alla genovese di Bastianina

Pestare nel mortaio una manciata di basilico e un paio di spicchi d’aglio (per evitare che “venga a gola” si consiglia di togliere l’anima) e un pezzetto di pecorino. Se ci sono pinoli o mandorle ci stanno bene. Mettete il battuto con un paio di cucchiai d’olio d’oliva sul fondo di un tegame alto e fate rosolare.

Tagliate a pezzetti la verdura che avete a portata di mano, se è primavera, anche le fave fresche o i pisellini. Buttatele nel “pentolo” e insaporitele con il pesto, versate un litro d’acqua e lasciate bollire una ventina di minuti.

Impiattate con un filo d’olio, del pecorino grattugiato, oppure dei pezzetti di formaggio fresco, tipo primosale (a Marciana portavano le caciotte dai Caprili) e qualche fogliolina di basilico. Ottimo anche con pezzetti di pane di campagna abbrustolito.

 

Giuliana Lupi