L’odore già si avvertiva, dal fondo delle scale, annunciando che la mamma aveva cucinato quel piatto familiare e tanto saporito.
Ai bambini non piacciono davvero le verdure… Eppure… l’odore fresco del basilico e dell’aglio pestati insieme nel mortaio di marmo, portato in dote da Marciana, con pecorino e un pizzico d’amore, era veramente allettante per loro. E cosi era promosso da tutta la famiglia il minestrone di verdure con fagioli borlotti freschi.
La bambina lo voleva sapere cosa c’era dentro… E tuffava quel suo nasino curioso nella pentola dove vedeva galleggiare, alla rinfusa: carote, zucchine, patate, sedani, pezzetti di bietole e i famosi borlotti freschi sgranati, con i colori della primavera.
E poi, il bollore forte mandava su un fumo gradevolissimo, quello del pesto alla genovese, inaspettatamente messo lì, nel minestrone marcianese, per arricchirne il gusto.
Bastianina lo faceva alla moda , appunto, dei “genovesi” che arrivavano dal continente a comprare il vino che nonno Giovannantonio, sensale della Cala, portava, a dorso di mulo, sul molo della Marina, per imbarcarlo a bordo dei leudi. Panciuti, con le vele ammainate, ondeggiavano promettendo altri approdi.
Nonno era ospitale, come lo sapeva essere la gente a quel tempo, con l’accoglienza semplice e genuina dei contadini, dividendo quel che passava la tavola, o l’orto, o la vigna. Ma per far sentire a casa quei soci d’affari, che erano anche amici, metteva nel minestrone toscano i profumi della Liguria.
È si, quello è rimasto anche l’odore di casa mia, nei miei ricordi di bambina, vivo ancora oggi.