L’Ingegnere Giacomo Pullè nella seconda metà dell’Ottocento, era il 1879, così scrive:
Nel territorio marcianese, verso settentrione, si distendono vaste selve di castagni. L’antico castello di Marciana con la sua vecchia fortezza medioevale ed il paese di Poggio vi sorgono nel mezzo celebrati per le fresche ombre attraversate da limpide acque. Le piante vi si educano più allo scòpo di averne legame anziché frutto. Sono circa 600 ettari di castagneti dai quali si ricavano appena 4218 ettolitri di castagne, ma che vantano alte e ben diritte piante, le quali forniscono lunghe travi ed altro legname ottimo sovratutto nel lavori di bottaio. Le quali che vi sono coltivate sono quattro coi nomi di marroni, carpinesi, scarlinesi, selvane o selvatiche; la prima è più adatta per il frutto che è grosso e saporito, ma poco serbevole, le altre per il legno. Si raccolgono le castagne sulla fine di settembre, od ai primi di ottobre, e si smerciano fresche nei mercati dell’isola e su quello della prossima città di Livorno, portatevi quali primizie. Non si usa essiccarle, e la poca farina di castagne che si consuma, 200 quintali all’anno, viene importata dal continente.
“Monografia agraria del circondario dell’Isola dell’Elba (con cenno storico)”. Portoferraio 1879. Tipografia Elbana.