Chi arriva a Sant’Ilario non può non pensare al Medioevo: la struttura urbanistica del paese è rimasta inalterata nella sua conformazione a fuso, modello perfetto di un abitato medievale.
È dagli anni Sessanta ai Novanta del secolo scorso che Sant’Ilario era conosciuta come la “Capalbio” elbana, luogo di vacanza per persone amanti della cultura e della riservatezza.
Antica la sua tradizione culinaria, tradotta, ai tempi dell’arrivo del turismo, nei due ristoranti che si trovavano in Paese.
Oggi mantiene la tradizione una discendenza femminile: sia la bottega del paese, che l’unica attività di artigianato gastronomico sono infatti gestite da due sorelle, Germana e Laiza.
Quest’ultima rappresenta la terza generazione di una famiglia di donne che hanno ricevuto il dono dell’arte culinaria, sicuramente anche altre in paese erano altrettanto brave ai fornelli, ma è toccato in sorte a loro di essere le vestali del focolare e traghettare quest’arte sino ad oggi. Rosina, la nonna, Ivana, la mamma, e Laiza, l’ultima della discendenza sono quelle che si sono tramandate, è il caso di dirlo, le ”ricette della nonna” e non è un modo di dire scontato, è proprio così. Lo testimoniano i pentole di rame appesi in cucina ereditati come il loro DNA. Lo conferma la scienza che, tra tutti i parenti, la figura più importante nella trasmissione ereditaria è proprio la nonna materna!